Le stagioni erano quattro

Sarà colpa dell'effetto serra, del buco nell'ozono o del Nino? Chi lo sa! Il fatto è che il tempo è cambiato e le stagioni non si riconoscono più. Si sono mescolate tra loro e, pertanto, imbastardite.

La primavera è ridotta a uno strascico dell'inverno. Le sue tardive gelate fanno rincarare l'olio d'oliva e rattrappire ciliegie e albicocche. Il povero San Benedetto si vergogna come un ladro perché, il 21 di marzo, sotto il tetto è più facile ci siano ghiaccioli che rondini. E poi, in quattro e quattr'otto, dal cappotto ci fa passare alle magliette col coccodrillo.

L'estate è breve, spesso con più nuvole che sole e quelli che vanno al mare, specie di giugno, ritornano più pallidi di prima, per essere stati tappati in casa o nelle pensioni e per il giramento pensando ai soldi spesi.

Insomma è un lontano ricordo di quelle estati in cui, sotto il sole che spaccava le pietre, le cicale a migliaia ci assordavano e i rondoni saettavano a branchi, rincorrendosi intorno alle torri. E di notte, sotto ad ogni lampione, i pipistrelli volteggiavano a caccia di falene, mentre nei campi il balenio delle lucciole era così fitto e intenso che quasi quasi ci potevi leggere il giornale!

Povere lucciole! Pensare che a mettere sotto un bicchiere rovesciato sul comodino, durante il nostro sonno loro ti scodellavano anche i diecini di rame! Ora ci sono quelle extracomunitarie che fanno altre cose che i diecini e la polizia le rincorre!

Ma torniamo alle stagioni. L'autunno, che il Sesto Caio Baccelli persevera a simboleggiare con un omino col bavero tirato su e l'ombrello aperto, è invece abbastanza soleggiato, mite ed asciutto. Insomma si è accaparrato molti dei meriti che erano dell'estate.

C'è infine l'inverno. Che ha perso la grinta, rincoglionito com'è dai venti umidicci che vengono dall'Africa.

I gelidi arcigni tramontani provenienti dall'Europa dell'Est pare si siano esauriti. Forse insieme alla guerra fredda è finita anche I' aria fredda!

In particolare, non nevica più o quasi. Dire che ora la gente è così bene attrezzata per affrontare la neve e ghiaccio da far invidia agli esquimesi! Bastano infatti due dita di neve e par d'essere a Cortina. Doposcì, piumoni termici, colbaks di pelo, paraorecchie di lana, ecc. il tutto obbligatoriamente "griffé", come la roba di Tomba e della Compagnoni. E nelle case, grazie al metano che da una mano, i termometri scavalcano allegramente i 20, 22, 25 gradi!

Invece quando le stagioni stavano ai patti e la neve cadeva a mezzi metri e dalle grondaie gocciolavano stalattiti di ghiaccio lunghe così, noi ragazzi, in calzoni corti, gli slalom giganti li facevamo sul mattonato di piazza e nella discesa delle Fonti lasciandoci metà delle acciaiole delle nostre scarpe di vacchetta. E nelle case spesso, troppo spesso purtroppo, non c'era che la fiamma di una fascina nel focarile a migliorare, per un po', la zizzola.

"Sotto la neve pane" recitava un proverbio di allora, ma mi sa che l'avevano inventato apposta nel tentativo di consolare la povera gente, perché, in verità, sotto la neve c'erano soltanto più acuta la miseria e tanto freddo, geloni, le gocciole al naso, polenta tanta e companatico poco.

Per non parlare delle polmoniti che se non le avessero risoluto le schifose mignatte, si sarebbero conclusi il più delle volte con l'Olio Santo.

Però, nonostante tutto, che incanto un'alba di neve! Il silenzio che né voci né rumori rompono, le torri incipriate, le mura ammantate di bianco con l'edera che trattiene la candida coltre, i rintocchi ovattati delle campane che sembrano venire da tanto lontano, una nuvolina di neve che si dissolve nell'aria, smossa dal volo di un corvo e, in mezzo al candore della piazza ancora immacolata, la solitaria nera figurina di una vecchietta che faticosamente va alla prima Messa.

E guardando, col naso schiacciato sul vetro della finestra, su, su, in alto, il cielo bianco ed al turbinare dei fiocchi, ad un tratto si avverte come uno stordimento e pare che i fiocchi ci avvolgano e tra loro ci si perda.

Chissà, forse sia pure per un attimo solo di quelle albe incantate, anche la povera gente avrà creduto o crederà sempre che sotto la neve c'è davvero pane.

Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia